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ORDINE DEI GIORNALISTI DELLA BASILICATA

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Comunicati stampa
17 agosto 2023 / Mario Restaino
Legge regionale crediti edilizia, inopportuni toni e contenuti della replica dell’Ufficio stampa della Regione Basilicata

Nota del presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Basilicata.

Il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Basilicata – carica che io indegnamente ricopro – sente il dovere di intervenire in una vicenda che ha un significato molto importante per la categoria e rischia di avere ripercussioni sul suo futuro se non venisse adeguatamente considerata.

I fatti. Il 15 agosto un quotidiano ha pubblicato un articolo, scritto da una giornalista cha alle spalle una vasta esperienza, in riferimento alla questione "superbonus".
Il giorno dopo è arrivato nelle redazioni un comunicato, firmato dal direttore dell'Ufficio stampa e comunicazione della Regione Basilicata, Gianmario Mariniello, che contiene una secca smentita dei contenuti dell'articolo.
Prima premessa, e parlo non come presidente dell'Ordine dei Giornalisti, ma proprio come giornalista lucano: Mariniello è una persona eccellente e un professionista altrettanto eccellente e mai, dico mai, mi sono rivolto a lui senza avere risposte cortesi e puntuali. L'ho detto privatamente e pubblicamente più volte e lo ripeto qui: persona e professionista eccellente. Ma, da presidente dell'Ordine, non posso tacere il fatto che ieri, con il suo comunicato, ha fatto un errore. Infatti, il tono e alcuni contenuti del comunicato – per la prima volta, da che io possa ricordare, firmato, e proprio dal Direttore dell'Ufficio stampa – non sono affatto condivisibili. Una richiesta di rettifica - lo ricordo a me stesso - si presenta normalmente così: "Caro Direttore, l'articolo apparso ieri sul Suo giornale a pagina 2, firmato da Mario Bianchi, contiene alcune inesattezze che è necessario rettificare: non è vero ecc... occorre puntualizzare ecc... non è vero, inoltre, ecc... Di solito, il giornale pubblica tale richiesta di rettifica accompagnandola con un breve commento, suo o dell'autore dell'articolo: "Confermiamo ciò che abbiamo scritto ecc.", oppure: "Prendiamo atto della nota ecc...".
Seconda premessa: diamo pure per scontato che l'articolo in questione contenesse solo imprecisioni. Ma la nota di Mariniello, la sua durezza e alcune sue frasi, mi hanno colpito troppo profondamente per ignorarle. Rappresentano, a mio modo di vedere, un errore, una caduta di stile. Nulla di drammatico: capita a tutti di sbagliare, di reagire male a qualcosa. Basta dirselo e si va avanti. Taccio completamente dei riferimenti all'articolo e alla giornalista ("un errore di un singolo", un articolo frutto di una "imbeccata (male) da chi auspicava altri esiti") contenuti nelle dichiarazioni del presidente della Regione e del capogruppo di FdI in consiglio regionale perché voglio ammettere che un uomo politico non possa rinunciare a una certa vena polemica, che comunque io avrei mitigato in un caso del genere, considerato che l'Ufficio stampa ha fatto il suo legittimo lavoro, quello di chiedere una rettifica. Del resto, sarebbe troppo lungo affrontare il tema di una politica (senza distinzioni di colore o di partito) che, spesso, attacca la stampa e i giornalisti solo per nascondere i propri limiti. O che considera la stampa corretta e onesta se parla male degli avversari: lo dico non in riferimento al caso che ci occupa oggi ma in generale. Non riesco a liberarmi dall’idea di vivere in una società profondamente malata, nella quale non c’è una categoria – non una sola – che possa dire: “Io non c’entro, io sono sana, senza macchia e senza paura”. Non c’è, semplicemente. Abbiamo solo una possibilità, come comunità: ammettere che viviamo in una società malata, con tanti e gravi problemi, e sforzarci ogni giorno di migliorare, di fare passi avanti, senza buttarci la croce addosso gli uni gli altri e senza buttarla addosso ad altri gridando ai quattro venti la nostra purezza. Non ci crede nessuno.

L'altra cosa che mi ha colpito profondamente è il fatto che, oggi, il quotidiano in questione abbia pubblicato integralmente la nota di Mariniello. Non sono nella posizione di insegnare niente a nessuno - impegnato come sono ogni giorno a cercare di imparare qualcosa e a vincere i miei tanti difetti - ma non posso nascondere, da presidente dell'Ordine, la mia meraviglia per una tale scelta. Tanto più che nella stessa pagina è stato pubblicato correttamente un vistoso articolo che rettifica ciò che era stato scritto il giorno prima. Tutto perfetto, niente da dire: quindi, perché pubblicare integralmente una nota così dura, che critica così duramente una giornalista dello stesso giornale? Oltretutto, non era una richiesta di rettifica fatta ai sensi della legge ma solo una puntualizzazione. Ma l’articolo pubblicato nella stessa pagina già rettificava il contenuto di quello del giorno prima. Allora, che senso ha?
L'ultima riflessione, sul "significato" di cui parlavo all'inizio e che si riferisce a tutta la nostra epoca, diciamo così, non al fatto specifico del 15 e 17 agosto: non è che si è rotto qualcosa nella nostra categoria? Non è che abbiamo un po' messo da parte una certa solidarietà fra noi anche quando sbagliamo (e nel nostro lavoro, purtroppo, per la fretta e la velocità con cui operiamo e per altre cause ancora, è capitato, capita e capiterà di nuovo)? Attenzione: lungi da me l’idea o il suggerimento a noi giornalisti di “coprirci” fra noi, di nascondere le critiche che ci vengono mosse – anzi, deve restare fermo il dovere di replicare quando esse sono ingiuste – ma forse è il caso di riflettere un attimo su come ci trattiamo fra noi. Voglio dire che il fatto che io sia il cronista di un giornale e tu l’addetto stampa di una società sportiva – parliamo di questo così usciamo dal caso del giorno – non esclude affatto che io scriva qualcosa che non piace alla società e la società, attraverso il mio collega suo addetto stampa, voglia replicare e rettificare. Tutto benissimo, purché poi tu – chiedendo la rettifica – non trascenda in espressioni che non vanno bene.
Nel caso della nota di Mariniello, voglio dirlo subito, siamo lontani da espressioni forti ma tuttavia ciò che ha scritto mi ha colpito lo stesso. Voglio dire che poteva, come ha fatto giustamente, chiedere la rettifica senza quelle durezze che sembrano un attacco personale, voluto, alla giornalista che ha scritto l’articolo. In sostanza, voglio dire che noi giornalisti dobbiamo ricordarci anche di avere alcune regole deontologiche da osservare e sarebbe bene che ci sforzassimo di osservarle prima di tutto fra noi, parlando di noi.
Grazie per l’attenzione.