Per la seconda volta in pochi giorni, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Basilicata è costretto a prendere la parola in un’altra vicenda che vede protagonisti in questo caso il quotidiano “La Nuova Basilicata” e il suo editorialista Nino Grasso e l’assessore alle politiche agricole della Regione Basilicata, Alessandro Galella.
Un articolo pubblicato dal quotidiano ha provocato la reazione sui social – scomposta e imbarazzante nei toni e nei contenuti – di Galella, per la verità non nuovo ad atteggiamenti sopra le righe e inadatti al suo ruolo pubblico. Non si può tacere che la replica del quotidiano, oggi, è stata scritta da Grasso intingendo la penna in un calice di comprensibile reazione e di tono non meno sprezzante di quello usato da Galella. Quest’ultimo, a conferma di quanto detto prima, è tornato a scrivere parole offensive sui social.
In primo luogo, va detto che l’assessore Galella non solo ha esagerato – nella prima e nella seconda reazione – ma ha passato qualsiasi segno di buongusto: non si reagisce così ad un articolo su un giornale, per quanta critica possa contenere. Con tutte le giustificazioni che Galella possa portare avanti, non può e non deve reagire così, né sui social (errore gravissimo, nei tempi attuali, con la prospettiva di aver passato il segno anche da altri punti di vista) né altrove. Una puntuale e dura replica affidata ad una nota inviata al giornale sarebbe stata più che sufficiente e giusta. Bisogna aggiungere che anche il collega Grasso poteva “contenersi” di più nella sua replica: alcune espressioni che ha usato non aggiungono nulla alla durezza – legittima - della sua posizione e della sua critica: che possiamo ricavare dal riscaldare gli animi più di quanto non lo siano già?
E ora una breve riflessione di natura più generale: se il presidente dell’Ordine dei Giornalisti deve intervenire per commentare simili episodi occorre prendere atto che siamo messi male. In vista di una campagna elettorale che già si annuncia difficile, chiediamo con fermezza agli amministratori e agli uomini politici di rispettare il lavoro dei giornalisti e di tenere i toni bassi. Nello stesso tempo chiediamo ai giornalisti di affrontare questa prova con professionalità e tenendo presenti il loro dovere e la loro deontologia.
Parlando a titolo personale – perché il consiglio dell’Ordine non ha mai affrontato tale argomento – in una società che avesse veramente a cuore il bene comune le sue istanze rappresentative (e fra queste anche, certamente, l’Ordine dei Giornalisti e i partiti e tutti gli altri “attori” sulla scena) avrebbero già deciso di sedersi attorno a un tavolo e dichiarare non una tregua – non è di questo che abbiamo bisogno in Basilicata – ma la volontà comune di tenere rapporti basati su una leale ma corretta franchezza, nel rispetto rigoroso dei compiti e dei ruoli di ciascuno. Sarebbe questo il primo segnale per la nostra sofferente società lucana che vogliamo fare meglio e di più. Se il futuro, invece, sarà fatto di attacchi, repliche e controrepliche non ne verrà nulla di buono e i Lettori per primi non ci capiranno più nulla. I giornalisti avranno così fallito il loro compito, i politici la loro vocazione (che forse – lo dico non per alleggerire la posizione della mia categoria - è peggio).